lunedì 29 settembre 2014

5 ottobre - MASSAGGIO con CAMPANE TIBETANE e VOCE

MASSAGGIO con CAMPANE TIBETANE e VOCE      
                                                           
domenica 5 ottobre 2014 dalle 10 alle 17.30
una giornata per imparare a fare il massaggio con le campane tibetane e ad utilizzare il suono della propria voce . per riequilibrarsi, riarmonizzarsi e sciogliere blocchi energetici attraverso il suono.

Le campane tibetane di forma rotonda sono cariche di significati simbolici:la parte cava, ad esempio, è la saggezza che conosce la vacuità e il batacchio il suono stesso della vacuità. Costruite con una lega di sette metalli, la cui proprietà è di produrre suoni in armonia con le vibrazioni delle sfere celesti, corrispondono, infatti, ai sette "pianeti": oro-Sole, argento-Luna, ferro-Marte, mercurio-Mercurio, stagno-Giove, rame-Venere, piombo-Saturno. Il loro scopo è ancora più importante, dal momento che le loro vibrazioni mettono in sintonia l'organismo con l'esterno e stimolano la sua auto-armonizzazione interna,  usate, anche per alcuni massaggi curativi. Le campane suonano, vibrando in modo diverso quando vengono appoggiate su parti del corpo tese o rilassate e producono effetti curativi diversi sulle differenti zone del corpo. Attraverso le vibrazioni delle campane, stimoliamo quel processo di autoguarigione e di armonizzazione, che rimette in sintonia l'organismo squilibrato e aiuta a ottenere una condizione di prolungato benessere.
 Ricerche scientifiche ( PNEI) dimostrano che il suono può produrre cambiamenti nel sistema immunitario, autonomo, endocrino e neuro peptide del corpo; e altre ricerche ( Candace Pert, candidata al nobel) hanno provato che i neuropeptidi sono i veicolatori dei processi emotivi nel corpo, se non addirittura la parte fisica delle emozioni. Quindi la musica, le onde sonore hanno la capacità di influenzare la nostra sfera psichica, emotiva e mentale. Non a caso possiamo trovare musica in ogni tradizione fin dall’antichità, e spesso legata a riti, spirituali e sociali.

Il suono di particolari strumenti come le campane tibetane, quelle di cristallo e il gong produce un’onda armonica che crea una frequenza di risonanza armonica, che va ad influenzare il sistema umano ( bio-psichico).

La voce è un potente strumento a disposizione di ciascuno, che attraverso delle semplici tecniche può essere utilizzato in ogni momento per attivare le risorse interne che volgono alla salute, senza il bisogno di essere dei cantanti.

Per favorire un miglior apprendimento della tecnica il gruppo è a numero chiuso.
Venire con abbigliamento comodo.Costo totale del seminario 60 euro.
Informazioni ed iscrizioni
Massimiliana Molinari  3396788142, massimilianamolinari@gmail.com psicoterapiaecrescitaumana.blogspot.it

Proteste, critiche personali e ostruzionismo in una relazione di coppia

[...] Le differenze fra una protesta e una critica personale sono semplici. In una protesta, la moglie indica specificamente che cosa l'ha infastidita e critica l'azione del marito, spiegando come essa l'abbia fatta sentire, senza scagliarsi direttamente contro di lui: “Il fatto che hai dimenticato di prendere i miei vestiti in tintoria mi ha dato la sensazione di essere trascurata”.
Questa è un'espressione di elementare intelligenza emotiva: sicura, senza aggredire né mostrare passività. Ma in una critica personale, la donna avrebbe usato la rimostranza specifica per lanciare al marito un attacco globale: “Sei così egoista e privo di attenzioni.
Questo non fa che dimostrare che faccio bene a pensare che tu non ne possa mai combinare una giusta”. Questo tipo di critica provoca in chi la riceve sentimenti di vergogna e di colpa, oltre alla sensazione di non essere amato - tutte percezioni che scateneranno con maggiori probabilità una reazione difensiva, e non un reale tentativo di migliorare le cose.
Questo è più che mai vero quando alle critiche va ad aggiungersi il disprezzo, un'emozione particolarmente distruttiva. Il disprezzo compare facilmente associato alla collera; di solito esso viene espresso non solo attraverso le parole usate, ma anche dal tono di voce e da un'espressione di collera. La sua forma più ovvia, naturalmente, è lo scherno o l'insulto - “scemo”, “puttana”, “smidollato”. Ma il linguaggio corporeo che trasmette il disprezzo non ferisce certo di meno: si pensi soprattutto al sogghigno, o al labbro sollevato, che sono i segni facciali universali per esprimere il disgusto, oppure al gesto di alzare gli occhi al cielo, come per dire “Oh, Dio!”.
L'espressione facciale caratteristica del disprezzo è una contrazione del muscolo che tende gli angoli della bocca verso i lati (di solito verso sinistra), mentre gli occhi ruotano verso l'alto.
Quando uno dei due partner assume rapidamente questa espressione, l'altro, in un tacito scambio emozionale, va incontro a un aumento della frequenza cardiaca di due-tre battiti per minuto. Questa conversazione non verbale ha il suo prezzo; Gottman scoprì che se in una coppia il marito mostra regolarmente disprezzo, la moglie andrà più soggetta a tutta una serie di problemi di salute che vanno dai frequenti raffreddori e agli attacchi di influenza, alle infezioni vescicali, alla candidiasi, e ai sintomi di interesse gastroenterico. E se nel corso di una
conversazione di quindici minuti il volto di una moglie assume quattro o cinque volte un'espressione di disgusto - un parente prossimo del disprezzo - questo è un tacito segnale del fatto che probabilmente quella coppia si separerà nel giro di quattro anni.
Naturalmente, l'esibizione occasionale di disprezzo o disgusto non compromette un matrimonio. Piuttosto, queste scariche emozionali hanno un ruolo simile, come fattori di rischio, a quello del fumo e del colesterolo alto per le cardiopatie - quanto più sono intense e prolungate, tanto maggiore è il pericolo. Sulla via che porta al divorzio, la presenza di uno di questi fattori lascia prevedere la comparsa del secondo, in un'escalation di infelicità. Un abituale atteggiamento critico, e il disprezzo o il disgusto, sono segni di pericolo perché indicano che il coniuge ha silenziosamente formulato un giudizio molto negativo sul proprio partner, che nei suoi pensieri è fatto oggetto di costante condanna. Questi pensieri negativi e ostili portano naturalmente ad attacchi che mettono chi li subisce sulla difensiva - o lo preparano a passare al contrattacco.
Nella reazione di combattimento o fuga, ciascuna delle due opzioni rappresenta un modo in cui un coniuge può rispondere all'attacco dell'altro. La soluzione più ovvia è quella di rispondere contrattaccando, con un'esplosione di collera. Questa via solitamente porta a uno scontro verbale violento e privo di frutti. Ma la risposta alternativa, la fuga, può essere ancora più pericolosa, soprattutto quando consiste nel ritirarsi in un silenzio ostile.
L'ostruzionismo è l'ultima difesa. L'ostruzionista è inespressivo, e si ritira dalla conversazione rispondendo on impassibilità e silenzio. In tal modo, invia un messaggio potente e snervante, qualcosa di simile a una combinazione di distacco glaciale, superiorità e disgusto. L'ostruzionismo compare soprattutto nei matrimoni che vanno verso la crisi. [...]
(Daniel Goleman - Intelligenza emotiva)

sabato 27 settembre 2014

Incontri con Shunryu Suzuki Roshi

"In un tempio giapponese per l'addestramento dei monaci, alcuni misero in dubbio la validità dell'ordinazione di un discepolo di Suzuki-roshi. Dicevano che non era valida perché, prima del suo arrivo in Giappone, non era stata celebrata la cerimonia tradizionale, non era andato in giro per la questua, non si era rasato la testa e non aveva ricevuto l'abito.
<<Allora, sono o non sono un monaco?>>, chiese a Suzuki.
<<Le cose sono come le pensiamo>>, rispose Suzuki. <<Se pensi di essere un monaco, sei un monaco. Se non lo pensi, non lo sei>>."

L'Empatia

"L’empatia è la capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Empatia significa sentire dentro.
La parola deriva dal greco "εμπαθεία" (empatéia, a sua volta composta da en-, "dentro", e pathos, "sofferenza o sentimento"), che veniva usata per indicare il rapporto emozionale di partecipazione che legava l'autore-cantore al suo pubblico."

"Una buona padronanza di sé ..."

[...] Una buona padronanza di sé - ossia la capacità di resistere alle tempeste emotive causate dalla sorte avversa, senza essere “schiavi delle passioni” - è una virtù elogiata fin dai tempi di Platone. L'antica parola greca che indicava questa qualità era "sophrosyne", ossia, secondo la traduzione del grecista Page DuBois, “cura e intelligenza nel condurre la propria vita; misura, equilibrio e saggezza”. I Romani e i primi cristiani la chiamarono "temperantia" - temperanza - in altre parole, la identificavano con la capacità di frenare gli eccessi emozionali. In effetti, l'obiettivo della temperanza è l'equilibrio, non la soppressione delle emozioni: ogni sentimento ha il suo valore e il suo significato. Una vita senza passioni sarebbe come una landa desolata abitata solo dall'indifferenza - tagliata fuori, isolata e separata dalla ricchezza della vita stessa.
Tuttavia, come ha osservato Aristotele, è importante che le emozioni siano "appropriate", in altre parole che il sentimento sia proporzionato alla circostanza. Quando le emozioni sono troppo tenui, compaiono l'indifferenza e il distacco; ma quando sfuggono al controllo, diventando troppo estreme e persistenti, allora sono patologiche, come accade, ad esempio, quando siamo paralizzati dalla depressione, travolti dall'angoscia, oppure anche sopraffatti dalla collera furiosa o dall'agitazione maniacale.[...]
(Daniel Goleman - Intelligenza emotiva)

Mercoledì 1° ottobre - Meditazione Mindfulness di Consapevolezza - Ingresso libero

Mercoledì 1° ottobre - Meditazione Mindfulness di Consapevolezza - Ingresso libero
presso il Centro di Psicoterapia e Crescita Umana, via Marsala 11 - Firenze
Ore 20,30

Meditazione introdotta e condotta da Roberto Di Ferdinando

Attraverso una meditazione guidata prenderemo contatto, e piena consapevolezza, con le singoli parti del nostro corpo e con la sua interezza, per una profonda esperienza unitaria di sé.

orario: dalle 20,30 alle 21,45 circa

Si consiglia un abbigliamento comodo e nella sala di meditazione si accede senza scarpe

Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria.

Per info e prenotazioni: roberto.diferdinando@tin.it – cell.:3339728888

Restare in silenzio (Pablo Neruda):
"Ora conteremo fino a dodici
e tutti ci fermeremo.
Per una volta sulla faccia della terra, 
non parliamo alcuna lingua;
fermiamoci per un secondo
e smettiamo di gesticolare tanto.
Sarebbe un momento esotico, 
senza fretta, senza motori; 
ci troveremmo tutti insieme 
in un`improvvisa stranezza.
I pescatori nel freddo mare
non farebbero del male alle balene
e l`uomo che raccoglie sale
si guarderebbe le mani ferite.
Quelli che preparano guerre verdi, 
guerre coi gas, guerre col fuoco,
vittorie senza sopravvissuti,
indosserebbero abiti puliti
e camminerebbero con i loro fratelli
all`ombra, senza far nulla.
Quello che voglio non va confuso
con l`inerzia totale.
E` della vita che si tratta;
non faccio patti con la morte.
Se non fossimo ossessionati
dal tenere la vita in movimento,
e una volta tanto potessimo non far nulla,
forse un immenso silenzio
interromperebbe questa tristezza
di non capirci mai
e di minacciarci di morte a vicenda. 
Forse la terra ce lo può insegnare,
come quando tutto sembra morto
e poi si dimostra vivo.
Ora conterò fino a dodici
e voi starete in silenzio e io me ne andrò."

venerdì 26 settembre 2014

Empatia

"L'empatia si basa sull'autoconsapevolezza; quanto più aperti siamo verso le nostre emozioni,
tanto più abili saremo anche nel leggere i sentimenti altrui."
(Daniel Goleman - Intelligenza emotiva)

martedì 23 settembre 2014

Qui ed Ora . Laboratorio di Pratica della Presenza-

Mentre proseguono i preparativi per il Laboratorio di Pratica della Presenza aggiungo un post di un messaggio trovato oggi, che descrive in modo sintetico il percorso che ci proponiamo di fare...

"NDW: Qui, Ora


In questo giorno della tua vita, caro amico, credo che Dio voglia che tu sappia…

…che i sentimenti negativi non sono per niente veri sentimenti; piuttosto, sono i tuoi pensieri su qualcosa, basati sempre sulla precedente esperienza di te stesso e degli altri.

Non troverai la Verità nei tuoi dati passati, troverai solo dati passati che si basano su altri dati passati, basati su altri dati passati, e così via. Dimentica la tua “esperienza passata” e guarda direttamente l’esperienza che stai avendo Proprio Qui, Proprio Ora.
Lì c’è la tua Verità.
Con Amore,
Neale"

lunedì 22 settembre 2014

Incontri con Shunryu Suzuki Roshi

"Un giorno durante un discorso, Suzuki-roshi disse: <<Quando siete completamente assorbiti nel respiro, non c'è nessun io. Che cos'è il vostro respiro? Il respiro non è voi e neppure aria. Che cos'è? E' assoluta mente non io. Quando non c'è io, c'è totale libertà. Poiché avete questa stupida idea di io, avete un mucchio di problemi>>."

"il segreto è....."

"Il segreto è stare in quel momento, senza badare al resto e senza avere idea di dove andrai dopo. Perché se riesci a far funzionare un momento, puoi arrivare dappertutto"
Philip Roth, L'umiliazione

Mercoledì 24 settembre - Atisha - Meditazione del Cuore - Ingresso libero

Mercoledì 24 settembre - Meditazione - Meditazione del Cuore Atisha - Ingresso libero
presso il Centro di Psicoterapia e Crescita Umana, via Marsala 11 - Firenze
Ore 20,30

Atisha - Meditazione sul Cuore e sul suo potere di guarigione

Atisha fu un grande maestro di saggezza che creò una profonda tradizione di amorevolezza per tutti gli esseri senzienti ossia per ogni creatura vivente. Atisha scoprì che il cuore è la vera pietra filosofale capace di trasformare il dolore pesante e scuro in energia amorevole, luminosa e solare come l’oro. 

Meditazione introdotta e condotta da Roberto Di Ferdinando

orario: dalle 20,30 alle 21,45 circa

Si consiglia un abbigliamento comodo e nella sala di meditazione si accede senza scarpe

Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria.

Per info e prenotazioni: roberto.diferdinando@tin.it – cell.:3339728888

giovedì 18 settembre 2014

Incontri con Shunryu Suzuki Roshi

"Dopo aver lavorato in giardino, Suzuki-roshi si lavò i piedi fuori dalla porta. La sua assistente gli tese dall'interno un asciugamano. poi uscì e lo aiutò a sollevare il piede.
<<Questo è uno dei poteri del Buddha>>, disse Suzuki-roshi.
<<Quale?>>.
<<Capire di che cosa ha bisogno qualcuno e darglielo>>."

mercoledì 17 settembre 2014

Incontri con Shunryu Suzuki Roshi

"Ogni tanto, Suzuchi-roshi toccava questo punto: <<Nel sutra del loto, il Buddha dice di illuminare un angolo, non tutto il mondo. Solo per vedere dove siete.>>"

"L'autoconsapevolezza delle proprie emozioni"

"Le emozioni che covano sotto la cenere al di sotto della soglia della consapevolezza possono avere un impatto potente sul nostro modo di percepire e reagire, anche se non ce ne rendiamo conto. Prendiamo, ad esempio, qualcuno che sia stato infastidito all'incontro con un tipo villano al principio della giornata e che resti irritabile per ore, offendendosi a sproposito e rimbeccando aspramente gli altri senza motivo. Può darsi benissimo che costui non si renda conto della propria irritabilità e che si sorprenda quando qualcuno gliela fa notare, sebbene sia proprio quell'irritabilità, appena al di là della consapevolezza, ad imporgli le sue brusche risposte. Ma una volta che l'azione viene portata nella consapevolezza - una volta che essa sia stata registrata dalla corteccia - quest'uomo potrà rivalutare la situazione e decidere di scrollarsi di dosso i sentimenti lasciatigli dall'incontro sgradevole del mattino, cambiando prospettiva e stato d'animo. In questo modo, l'autoconsapevolezza delle proprie emozioni è l'elemento costruttivo essenziale di un altro importantissimo aspetto dell'intelligenza emotiva, ossia la capacità di liberarsi di uno stato d'animo negativo."
(Daniel Goleman - Intelligenza emotiva)

martedì 16 settembre 2014

Conosci te stesso

"In un'antica leggenda giapponese si narra di un samurai bellicoso che un giorno sfidò un maestro Zen chiedendogli di spiegare i concetti di paradiso e inferno. Il monaco, però, replicò con disprezzo: “Non sei che un rozzo villano; non posso perdere il mio tempo con gente come te!”. Sentendosi attaccato nel suo stesso onore, il samurai si infuriò e sguainata la spada gridò: “Potrei ucciderti per la tua impertinenza”. “Ecco” replicò con calma il monaco “questo è l'inferno.” Riconoscendo che il maestro diceva la verità sulla collera che lo aveva invaso, il samurai, colpito, si calmò, ringuainò la spada e si inchinò, ringraziando il monaco per la lezione. “Ecco” disse allora il maestro Zen “questo è il paradiso.”
L'improvviso risveglio del samurai e il suo aprire gli occhi sul proprio stato di agitazione ci mostra quanto sia fondamentale la differenza fra l'essere schiavi di un'emozione e il divenire consapevoli del fatto che essa ci sta travolgendo. Il consiglio di Socrate, “conosci te stesso”, fa proprio riferimento a questa chiave di volta dell'intelligenza emotiva: la consapevolezza dei propri sentimenti nel momento stesso in cui essi si presentano.
Di primo acchito potrebbe sembrare che i nostri sentimenti siano ovvi; ma se riflettiamo più attentamente ci ricordiamo di tutte quelle volte che li abbiamo troppo trascurati o che siamo diventati consapevoli di essi troppo tardi. [...] Io preferisco parlare di "autoconsapevolezza", per indicare la continua attenzione ai propri stati interiori. In questa consapevolezza introspettiva la mente osserva e studia l'esperienza, ivi comprese le emozioni. [...] Questa attenzione considera con imparzialità tutto ciò che passa attraverso la consapevolezza, proprio come farebbe un testimone interessato agli eventi e tuttavia non reattivo."
(Daniel Goleman - Intelligenza Emotiva)

Incontri con Shunryu Suzuki Roschi

"Ritornai a San Francisco con la mia famiglia doopo un anno di assenza dallo Zen Center. Quando rividi Roschi, gli dissi: <<Credo di essermi un tantino perduta>>.
Rispose: <<Non puoi mai perderti>>."

lunedì 15 settembre 2014

"Essere consapevoli di sé, in breve, significa..."

"Essere consapevoli di sé, in breve, significa essere “consapevoli sia del nostro stato d'animo che nei nostri pensieri su di esso”, per usare le parole di John Mayer, uno psicologo della New Hampshire University che, con Peter Salovey di Yale, è uno dei padri della teoria dell'intelligenza emotiva. L'autoconsapevolezza può essere una forma di attenzione, non reattiva e non critica, verso i propri stati interiori. Mayer tuttavia osserva che questa sensibilità può anche essere meno equilibrata; ecco alcuni pensieri tipici che rivelano
l'autoconsapevolezza emozionale: “Non dovrei provare questo sentimento”, “Sto pensando a delle cose buone per tirarmi su” e, nel caso di un'autoconsapevolezza più limitata “Non pensarci”, una reazione di fuga in risposta a qualcosa che ci turba profondamente.
Sebbene esista una distinzione logica fra l'essere consapevoli dei propri sentimenti e l'agire per modificarli, Mayer ritiene che a tutti i fini pratici le due cose procedano in stretta cooperazione: riconoscere uno stato d'animo profondamente negativo significa volersene liberare. Tuttavia, il riconoscimento delle emozioni è una cosa, e altra cosa distinta sono gli sforzi che facciamo per non agire sotto il loro impulso. Quando diciamo “Smettila!” a un bambino che, infuriato, sta colpendo un compagno di giochi, probabilmente riusciremo a fermare lo scontro fisico, ma la collera continuerà a covare sotto la cenere. I pensieri del bambino sono ancora fissi sull'evento che aveva scatenato la sua collera - “Ha preso il mio giocattolo!” - collera che peraltro non si è mai placata. L'autoconsapevolezza ha un effetto più potente sui sentimenti negativi molto intensi: quando diciamo a noi stessi “Ecco, quella che
sto provando è collera” questa consapevolezza ci offre un maggior grado di libertà - in altre parole, ci dà la possibilità di decidere non solo di non agire spinti dall'impulso della collera, ma anche di cercare in qualche modo di sfogarla."
(Daniel Goleman - Intelligenza Emotiva)

Mercoledì 17 settembre - Meditazione di consapevolezza, radicamento e sostegno - Ingresso libero

Mercoledì 17 settembre - Meditazione di consapevolezza, radicamento e sostegno - Ingresso libero
presso il Centro di Psicoterapia e Crescita Umana, via Marsala 11 - Firenze Ore 20,30


Pratica di consapevolezza, radicamento e sostegno: tramite una semplice visualizzazione entreremo in contatto con il "qui ed ora", radicandoci, e così sperimentare e richiamare la nostra stabilità
Meditazione introdotta e condotta da Roberto Di Ferdinando

orario: dalle 20,30 alle 21,45 circa

Si consiglia un abbigliamento comodo e nella sala di meditazione si accede senza scarpe

Info e prenotazione: roberto.diferdinando@tin.it - 3339728888

Incontri con Shunryu Suzuki Roschi

"<<Quando mi hai consigliato di rimanere qui per un anno, hai detto che avrei trovato una grande gioia>>, disse uno studente mentre prendeva il te con Suzuki-roshi nella sua casetta a Tassaraja. <<Per trovare quella grande gioia, prima devo abbandonare il desiderio di vivere. E' così Roshi?>> <<Sì>>, rispose, <<ma senza desiderio di morire>>."
(Lo zen è qui - Incontri con Shunryu Suzuki Roschi)

Verso la consapevolezza dell'Unità.....

Oggi , mentre preparavo del materiale per le serate del Laboratorio La Pratica della Presenza, ho trovato questo scritto di Tagore , e desidero condividerlo, perchè esprime in pochi versi esattamente il fine della Pratica, ovvero tornare alla consapevolezza dell'unità che siamo.....attraverso la disponibilità ad andare oltre alla suddivisione della realtà in "buona e cattiva, accettabile e rifiutabile"...

"C'è nel mondo fisico una costante continuità di relazione tra il caldo e il freddo, tra la luce e l'oscurità, tra il moto e la quiete, come tra le note basse e alte di un piano. Ecco perchè queste forze opposte non producono confusione, ma armonia nell'universo"
Rabindranath Tagore

sabato 13 settembre 2014

"Gli autoconsapevoli, i sopraffatti e i rassegnati..."

"Mayer* ritiene che le persone siano classificabili in diverse categorie a seconda del modo in cui
percepiscono e gestiscono le proprie emozioni:
- Gli autoconsapevoli". Consapevoli dei propri stati d'animo nel momento stesso in cui essi si presentano, queste persone sono comprensibilmente alquanto sofisticate riguardo alla propria
vita emotiva. La loro chiara visione delle proprie emozioni può rafforzare altri aspetti della personalità: si tratta di individui autonomi e sicuri dei propri limiti, che godono di una buona
salute psicologica e tendono a vedere la vita da una prospettiva positiva. Quando sono di cattivo umore, costoro non continuano a rimuginare e a ossessionarsi, e riescono a liberarsi
dello stato d'animo negativo prima degli altri. In breve, il loro essere attenti alla propria vita interiore li aiuta a controllare le emozioni.
- "I sopraffatti". Si tratta di persone spesso sommerse dalle proprie emozioni e incapaci di sfuggir loro, come se nella loro mente esse avessero preso il sopravvento. Essendo dei tipi
volubili e non pienamente consapevoli dei propri sentimenti, questi individui si perdono in essi invece di considerarli con un minimo di distacco. Di conseguenza, rendendosi conto di non
avere alcun controllo sulla propria vita emotiva, costoro fanno ben poco per sfuggire agli stati d'animo negativi. Spesso si sentono sopraffatti e incapaci di controllare le proprie emozioni.
- "I rassegnati". Sebbene queste persone abbiano spesso idee chiare sui propri sentimenti, anch'esse tendono tuttavia ad accettarli senza cercare di modificarli. Sembra che in questa
categoria rientrino due tipi di soggetti: in primo luogo quelli che solitamente hanno stati d'animo positivi e perciò sono scarsamente motivati a modificarli; e in secondo luogo coloro
che, nonostante siano chiaramente consapevoli dei propri stati d'animo, e siano suscettibili a sentimenti negativi, tuttavia li accettano assumendo un atteggiamento da "laissez-faire",
senza cercare di modificarli nonostante la sofferenza che essi comportano - una situazione che si riscontra, ad esempio, nei depressi che si sono rassegnati alla propria disperazione."
(*Jonh D. Mayer e Alexander Stevens, “An Emerging Understanding” da Intelligenza Emotiva di Danel Goleman)

venerdì 12 settembre 2014

"Solitamente, dal punto di vista fisiologico, un'emozione sorge prima che l'individuo ne sia conscio..."

"[...]Solitamente, dal punto di vista fisiologico, un'emozione sorge prima che l'individuo ne sia conscio. Ad esempio, quando le persone che temono i serpenti osservano disegni che li raffigurano, sensori posti sulla loro pelle rivelano che cominciano a sudare, sebbene essi sostengano di non aver paura alcuna. In questi soggetti la sudorazione compare anche quando il disegno di un serpente viene presentato loro così rapidamente che essi non sono assolutamente consapevoli di che cosa, esattamente, abbiano appena visto - e meno che mai sono consapevoli di essere in procinto di diventare ansiosi. Questa agitazione emozionale preconscia continua ad aumentare e diventa infine abbastanza forte da irrompere nella consapevolezza. Esistono pertanto due livelli di emozione, quello conscio e quello inconscio. Il momento in cui un'emozione si fa strada nella consapevolezza segna la sua registrazione come tale da parte della corteccia frontale.
Le emozioni che covano sotto la cenere al di sotto della soglia della consapevolezza possono avere un impatto potente sul nostro modo di percepire e reagire, anche se non ce ne rendiamo conto. [...]"
(Daniel Goleman - Intelligenza Emotiva)

giovedì 11 settembre 2014

"A tutti gli effetti abbiamo due menti, una che pensa, l'altra che sente"

"A tutti gli effetti abbiamo due menti, una che pensa, l'altra che sente.
Queste due modalità della conoscenza, così fondamentalmente diverse, interagiscono per
costruire la nostra vita mentale. La mente razionale è la modalità di comprensione della quale
siamo solitamente coscienti: dominante nella consapevolezza e nella riflessione, capace di
ponderare e di riflettere. Ma accanto ad essa c'è un altro sistema di conoscenza - impulsiva e
potente, anche se a volte illogica, c'è la mente emozionale. La dicotomia emozionale/razionale è
simile alla popolare distinzione fra “cuore” e “mente”; quando sappiamo che qualcosa è giusto
“con il cuore” la nostra convinzione è di un ordine diverso - in qualche modo è una certezza
più profonda - di quando pensiamo la stessa cosa con la mente razionale. Il rapporto fra
razionale ed emozionale nel controllo della mente varia lungo un gradiente continuo; quanto
più intenso è il sentimento, tanto più dominante è la mente emozionale - e più inefficace
quella razionale. Questa situazione sembra derivare dal vantaggio evolutivo, affermatosi nel
corso di tempi lunghissimi, rappresentato dall'essere guidati dalle emozioni e dalle intuizioni
quando sia necessaria una reazione immediata in un contesto di pericolo - circostanze nelle
quali indugiare a pensare sul da farsi potrebbe costarci la vita.
Nella maggior parte dei casi, queste due menti, l'emozionale e la razionale, operano in grande
armonia e le loro modalità di conoscenza, così diverse, si integrano reciprocamente per
guidarci nella realtà. Di solito c'è un equilibrio fra mente razionale ed emozionale; l'emozione
alimenta e informa le operazioni della mente razionale, mentre questa rifinisce e a volte
oppone il veto agli input delle emozioni. Tuttavia, la mente emozionale e quella razionale sono
facoltà semiindipendenti: ciascuna di esse, come vedremo, riflette il funzionamento di circuiti
cerebrali distinti sebbene interconnessi.
Spesso - forse quasi sempre - queste due menti sono perfettamente coordinate; i sentimenti
sono essenziali per il pensiero razionale, proprio come questo lo è per i sentimenti. Ma quando
le passioni aumentano d'intensità, l'equilibrio si capovolge: la mente emozionale prende il
sopravvento, travolgendo quella razionale."
(Daniel Goleman - Intelligenza emotiva)

mercoledì 10 settembre 2014

"Tutte le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire...."

"Tutte le emozioni sono, essenzialmente, impulsi ad agire; in altre parole, piani d'azione dei
quali ci ha dotato l'evoluzione per gestire in tempo reale le emergenze della vita. La radice
stessa della parola emozione è il verbo latino MOVEO, “muovere”, con l'aggiunta del prefisso
“e-” (“movimento da”), per indicare che in ogni emozione è implicita una tendenza ad agire. Il
fatto che le emozioni spingano all'azione è ovvio soprattutto se si osservano gli animali o i
bambini; è solo negli adulti “civili” che troviamo tanto spesso quella che nel regno animale si
può considerare una grande anomalia, ossia la separazione delle emozioni - che in origine
sono impulsi ad agire - dall'ovvia reazione corrispondente."
(Daniel Goleman - Intelligenza emotiva)

lunedì 8 settembre 2014

"Essere un maestro"

"Poiché essere un maestro non significa dire: <<è così>>, non significa neanche impartire lezioni, e simili; no: essere un maestro significa, in verità, essere discepolo. L'insegnamento comincia quando tu, maestro, impari dal discepolo, quando tu ti trasferisci in ciò che ha compreso, e nel modo in cui ha compreso."
(Soren Kierkegaard)

10 settembre - Meditazione Mindfulness - Ingresso libero

Meditazione Mindfulness
10 settembre 2014
Orario: dalle 20.30 alle 21.30 circa

Pratica meditativa basata sul respiro consapevole per un’esperienza unitaria di sé. Una delle più efficaci tecniche di benessere psicosomatico.

Presa di contatto e di consapevolezza con il proprio corpo, nelle sue parti e nella sua interezza, con i suoni e ed i pensieri.

Si consiglia un abbigliamento comodo e nella sala di meditazione si accede senza scarpe.

Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria.


Per informazioni e prenotazione: 3339728888  roberto.diferdinando@tin.it

Serata presentazione Laboratorio La Pratica della Presenza - GIOVEDì 25 SETTEMBRE 2014


GIOVEDì 25 SETTEMBRE
Serata di presentazione esperenziale del
LABORATORIO La PRATICA DELLA PRESENZA
dalle 20 alle 22

INGRESSO LIBERO
è NECESSARIA LA PRENOTAZIONE  - POSTI LIMITATI

 "Fate sì che la vostra pratica sia di distogliere l'attenzione dal passato e dal futuro quando non è necessario. [...]
Se trovate difficile entrare direttamente nell'Adesso, cominciate con l'osservare la tendenza abituale della vostra mente a voler fuggire dall'Adesso. [...]
Nel momento in cui ci si rende conto di non essere presenti, si è presenti. [...] Eckart Tolle



mercoledì 3 settembre 2014

La PRATICA della PRESENZA - Laboratorio permanente -



Come noi interpretiamo ciò che accade nella realtà 
determina la risposta che noi diamo .

“La ricchezza nascosta nel nostro cuore, nella nostra vita ed esperienza è qui, non là, in un’esistenza migliore,un’altra casa, un’altra carriera, un’altra relazione, un altro paese o insegnamento spirituale.”    Idries Shah

Molte persone sentono che nella loro vita “manca qualcosa”, 
o che la vita“sfugge loro dalle mani”, altre vivono sintomi 
come ansia , depressione, disagio nelle relazioni. 

Questo laboratorio è uno spazio per iniziare a conoscersi profondamente, 
attraverso la pratica della presenza, ovvero la possibilità di entrare in contatto
 con tutto ciò che siamo, un mondo di qualità, fluidità, non separati dal resto 
dell’umanità, della natura. Eppure spesso è così che ci si sente, separati, 
con una necessità a doversi difendere dalla vita. Imparare ad essere veri
 richiede amore per la verità, noi non possiamo 
essere veri se non siamo noi stessi.

Per imparare ad essere veri dobbiamo partire da ciò che abbiamo  e quello che abbiamo è la nostra esperienza del momento (Almaas).

 Se entriamo pienamente nell’esperienza con tutti i sensi 
possiamo scoprire chi siamo veramente.

Attraverso tecniche , meditative, corporee,  di indagine, realizzeremo la presenza e creeremo la strada per il manifestarsi della nostra vera natura.

Il giovedi ogni quindici giorni dalle 22 alle 22.30

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"Qualsiasi via è solo una via..."

"Qualsiasi via è solo una via,
E non c’è nessun affronto,
A se stessi o agli altri,
Nell’abbandonarla,
Se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare…
Esamina ogni via con accuratezza e ponderazione.
Provala tutte le volte che lo ritieni necessario.
Quindi poni a te stesso, A te soltanto, una domanda…
Questa via ha un cuore?
Se lo ha, la via è buona.
Se non lo ha, non serve a niente.
"
(Carlos Castaneda, Gli Insegnamenti di don Juan)

martedì 2 settembre 2014

La concezione del movimento tra Oriente e Occidente ( a cura di Antonio Peis)



La cultura occidentale si avvicina al nostro corpo immersa nella sua visione dualistica dell’uomo che, partendo dalla distinzione tra psiche e soma, crea sin  dall’inizio una separazione che è difficile colmare successivamente.
Mentre l’anatomista, l’anatomopatologo e l’istologo prima, il biochimico, il radiologo, il genetista poi approfondiscono lo studio della struttura del corpo, lo psicanalista interpreta i movimenti della psiche. In Occidente si è lungamente tentato di riunificare mente e corpo, ma nessuna medicina psicosomatica è stata in grado di riannodare le fila di due tessuti nati su trame così differenti, ricollegando ciò che era stato pensato diviso al suo esordio. Anche lo studio del movimento soffre di questa distanza tra la dimensione materiale e spirituale dell’essere umano  ed è difficile immaginarlo come un fenomeno integrato, nonostante esso rappresenti forse una delle migliori realizzazioni ed esemplificazioni dell’unità che ci caratterizza.
In contrapposizione a questa visione dualistica, in Oriente l’uomo è stato invece da sempre osservato con uno sguardo olistico ed immaginato come una condensazione di energia Qi che, mentre da una parte, nei suoi aspetti più densi, dà origine allo yin e dunque anche alle strutture materiali del nostro organismo, dall’altra, nei suoi aspetti più eterei, origina lo yang e di conseguenza organizza lo psichismo.
Non esiste uno psichismo che non si ancori su una struttura materiale e tale struttura si configura coerentemente con il mentale che la organizza, la muove ed in qualche maniera la dirige: in ultima analisi si tratta di due manifestazioni differenti dello stesso fenomeno.
Il pensiero di un movimento del corpo ed il suo contenuto emotivo, la sua realizzazione attraverso l’articolarsi di segmenti ossei mossi dal fenomeno della contrazione muscolare che si esercita attraverso la resistenza tendinea, il suo progetto contenuto nell’elaborazione di un messaggio nervoso che è elettrico prima, ionico poi ed infine molecolare e fondato su neurotrasmettitori, sono in Cina tutti elementi differenti di un “unico” fenomeno che non può essere pensato se non in maniera olistica. L’allontanamento da questa unità è anzi il primo segno della malattia, il manifestarsi di una discontinuità è il primo segnale d’allarme di una disritmia che fa “steccare” il suono di una parte del corpo che non è più in grado di accordarsi con l’armonia del tutto.
In Cina l’esercizio di ginnastica si pone in primo luogo un fondamentale obiettivo: riprodurre e riformulare dei modelli che, mentre da una parte permettono al corpo di riacquistare la sua istintiva reattività e di ricomporsi in una unità, dall’altra ne attivano singolarmente ma contestualmente le singole componenti energetiche e psichiche, materiali e meccaniche.
La “corporeità” è espressione yin del “mentale” yang e l’armonia del movimento del corpo rappresenta la manifestazione di un corretto equilibrio psichico.
Un aspetto fondamentale della cultura del movimento orientale è che l’estetica del bello equivale all’omeostasi dello stato di salute e che l’acquisizione della salute stessa ed il suo mantenimento corrispondono alla valorizzazione della nostra istintiva tensione al bello. L’esecuzione di una forma di Tai Ji Quan è corretta quando è efficace ed è efficace se appare bella, essendo la bellezza della forma espressione della perfetta armonia del movimento: il gesto diviene l’esteriorizzazione di buon equilibrio yin-yang.
Lo sport occidentale nasce accompagnato dalla categoria dell’agonismo. Il confronto con un “nemico” da battere sembra la ragione sine qua non della pratica sportiva. La ricerca medica in questo campo ci consente di affermare che il 93% degli atleti di alto livello osservati in specializzazioni sportive eterogenee soffre della mancanza di ottimizzazione degli input sensoriali, pur conservando prestazioni atletiche d’eccellenza. Per questo è frequente che chi svolge un’attività sportiva a livello  agonistico vada incontro a diverse patologie croniche: tendiniti, strappi muscolari e nei casi più gravi fratture da affaticamento.
Anche in questo campo le ginnastiche cinesi mostrano un volto differente. Se è vero che in una minima parte alcune di esse possono rientrare tra le arti da combattimento (ad esempio alcuni aspetti del Kung Fu, Wu Shu) e dunque si accompagnano a gare e quindi ad uno spirito agonistico, altre, come in particolare Qi Gong ed il Tai Ji Quan, non solo non sono nate in ambito agonistico ma non si sono mai accostate, nella loro lunga evoluzione, all’idea del confronto con l’avversario come lo concepiamo in occidente. Meglio ancora potremmo dire che combattono con un unico avversario: l’essere umano stesso ed i suoi disequilibri energetici. L’agonismo di un esercizio di Qi Gong consiste nel superare le proprie debolezze, armonizzare le disarmonie individuali e sintonizzare la coerenza delle manifestazioni mentali e corporee nell’unità del corpo stesso: in due parole mantenere la salute ed il benessere.

Cenni Storici
Le ginnastiche mediche sono praticate in Cina da migliaia di anni. Partendo da alcune danze rituali si svilupparono metodi di movimento e respirazione.
Le antiche popolazioni cinesi presero coscienza del fatto che alcuni particolari movimenti, la regolazione del respiro e l’uso di alcune vocalizzazioni erano in grado di regolare determinate funzioni del corpo: per esempio il raggomitolarsi del corpo era usato per contrastare il freddo, estendere gli arti, al contrario, per dissipare il calore.
Si possono grossolanamente distinguere tre tipi di ginnastiche: il Qi Gong, il Wu Shu e il Tai Ji Quan. Tuttavia il Qi Gong può essere considerato il fondamento delle altre.
In tutte queste discipline si identificano tre componenti principali: il controllo del movimento, dell’attenzione e della respirazione. Queste discipline si differenziano tra loro per una maggior incidenza di un elemento rispetto agli altri.
Le prime iscrizioni relative alle Ginnastiche Mediche Cinesi risalgono alla dinastia Zhou (XI secolo a.C.-771 a.C.)
Nel “Classico di Medicina dell’Imperatore Giallo (Huangdi Neijing), il più antico trattato di medicina cinese esistente, è contenuta la descrizione dettagliata di queste metodiche applicate in campo medico. Sono classificate tecniche di terapia “né interne né esterne”.

Tecniche ed esercizi
E' importante fare una precisazione: tutte le sequenze che vengono proposte hanno una fondamentale caratteristica, quella di poter essere praticate con contenuto consumo energetico. Ciò le rende particolarmente adatte anche ai pazienti della terza età che presentano problemi cardiocircolatori o respiratori che, anzi, proprio dall’uso quotidiano di queste ginnastiche possono essere alleviati e prevenuti invece che aggravati. Esse hanno manifestato effetti molteplici sia nella prevenzione che nella terapia di numerose patologie geriatriche: reumoartropatie, disturbi neurologici, nevrosi ansioso-depressive e disturbi del sonno, ipertensione arteriosa, patologie respiratorie e cardiache soprattutto di natura cronica, immunodepressione, ipertrofia prostratica e prostatismo, patologie dismetaboliche solo per citare le principali.
Gli esercizi di automassaggio hanno la finalità di aprire quelli che in Cina si definiscono "gli orifizi dell’estremità cefalica" (occhi, naso, bocca, orecchio) oltreché alcuni importanti punti di agopuntura. Questa prima sequenza, oltre ad attivare e promuovere le funzioni specifiche dei vari organi di senso, crea una stimolazione generale del sistema neurovegetativo e favorisce il bilanciamento organico attraverso le connessioni funzionali che la medicina cinese individua tra organi sensoriali e corrispettivi organi toraco-addominali ed orbite funzionali ad essi correlate. La medicina cinese ad esempio sostiene che l'orecchio è in relazione con il rene, la sua stimolazione ottenuta attraverso specifiche manovre attiva dunque non solo le funzioni del rene, ma anche quelle dell'orbita funzionale a quest'organo collegata che comprende il sistema scheletrico, il sistema endocrino ed alcuni aspetti del sistema immunitario.
Gli esercizi di automassaggio hanno inoltre lo scopo di promuovere la produzione dell’energia Qi e di stimolarne la circolazione nei canali o meridiani principali. Attraverso la stimolazione manuale di importanti punti di agopuntura distribuiti soprattutto sul tronco si vogliono ottenere molteplici scopi: attivare e regolare le funzioni metaboliche generali e locali dei diversi organi, distretti e tessuti ad essi correlati e dunque in generale stimolare e regolare le funzioni psiconeuroimmunoendocrine. Con il massaggio dei canali e meridiani si desidera inoltre favorire la circolazione energetica, ematica e linfatica del tronco e degli arti ed armonizzare il mentale attraverso gli esercizi di visualizzazione dei percorsi che agiscono mediante meccanismi di biofeedback.
In particolare in questa serie di esercizi ci si avvale dei cosiddetti punti di assentimento o Bei Shu. Si tratta di punti localizzati in regione paravertebrale che contraggono rapporti specifici con le terminazioni nervose delle formazioni radicolari corrispondenti ed in questa maniera sono in grado di influenzare le funzioni dei rispettivi organi addomino-toracici: ad esempio la stimolazione dei punti corrispondenti agli spazi interspinosi D3-D5 agisce per via riflessa su polmone e cuore, quella dei punti in relazione agli spazi D8-D9 su fegato e vescicola biliare e quella dello spazio L2 sul rene.
Gli “esercizi dei Tendini e dei Midolli”:  Yi Jin Jing. Hanno la caratteristica di “favorire la circolazione dell’energia nei meridiani principali e secondari” attivando le funzioni dei muscoli, dei tendini e delle articolazioni di tutto il corpo e di “nutrire i midolli”. Vale la pena di ricordare che quando si usa in Cina il termine “midollo” con esso si intende il “contenuto delle ossa” in senso lato. Tale contenuto comprende varie strutture che la medicina occidentale classifica in maniera diversa si tratta sia del “midollo osseo” effettivamente contenuto all’interno delle ossa, sia  del “cervello”  che del “midollo spinale” i quali  in realtà non si trovano all’interno delle ossa ma alloggiano in una sorta di “scatola ossea” costituita per il cervello dal cranio e per il midollo spinale dal canale vertebrale che percorre la spina dorsale.
Gli esercizi dei Tendini e dei Midolli si propongono dunque diversi obiettivi:
- attraverso la mobilizzazione delle articolazioni, delle rispettive capsule articolari, lo stretching di tendini e muscoli, la contrazione degli stessi muscoli e la stimolazione delle ossa favoriscono la circolazione del sangue e dei liquidi, irrobustiscono tutte le strutture dell’apparato locomotore e ne favoriscono il trofismo e l’elasticità;
- attraverso la stimolazione dei “midolli” agiscono tramite il midollo osseo sull'emopoiesi e sul sistema immunitario e tramite il cervello, l’ipotalamo, l’ipofisi ed il midollo spinale sul sistema psiconeuroimmunoendocrino;
attraverso la visualizzazione mentale dei percorsi e dei movimenti calmano e stabilizzano il mentale con un meccanismo di biofeedback.

Questi esercizi, essendo eseguiti lentamente e ritmicamente con l'associazione del controllo dei ritmi respiratori, hanno le indubbie ed estremamente positive conseguenze di potenziare la capacità di concentrazione mentale, di rafforzare la muscolatura scheletrica, di migliorare la funzionalità articolare e di promuovere la circolazione sanguigna e linfatica; hanno, in pratica, un’importante funzione terapeutica generale. Si tratta dunque di esercizi semplici che agiscono a più livelli e nel complesso favoriscono il riequilibrio locale e generale.
Un altro aspetto estremamente interessante delle serie di esercizi riguarda la ginnastica respiratoria a cui vengono costantemente associati. Nella fase di apprendimento si utilizza la respirazione naturale, mentre nelle fasi successive si utilizza la respirazione addominale o quella controaddominale. Nella prima l'inspirazione è esercitata attraverso una esaltazione del movimento diaframmatico che nella forma controaddominale si associa a contrazione consensuale dei muscoli addominali e perineali. Questo tipo di respirazione provoca un aumento dell’escursione diaframmatica che determina un massaggio endoaddominale riflesso il quale a sua volta favorisce i movimenti intestinali, la digestione e la circolazione di ritorno del sangue nel cuore e nel polmone. Praticamente molti di questi effetti sono correlati ad un complesso meccanismo che mentre da una parte determina un aumento della pressione endoaddominale dall'altra provoca una riduzione consensuale della pressione endotoracica correlata alla maggiore escursione diaframmatica. Ciò determina vari effetti secondari:
1. l’aumento della differenza pressoria toraco-addominale favorisce il ritorno venoso al cuore destro, richiamando il sangue nella vena cava inferiore: di conseguenza migliorano le condizioni del circolo di ritorno endoaddominale e dei distretti limitrofi della regione sottodiaframmatica compresi i plessi peridurale ed emorroidario;
2. l’aumento della pressione endoaddominale esercita un effetto di “spremitura” meccanica di tutti gli organi interni come fegato, milza, pancreas, utero, prostata favorendone il drenaggio;
3. l’aumento dell’escursione diaframmatica determina un consensuale aumento della respirazione della base del polmone che migliora l’ossigenazione e la cessione alveolare di CO2 riducendo lo shunt artero-venoso in distretti polmonari normalmente perfusi dal sangue ma scarsamente ventilati.

Gli utenti possono verificare un miglioramento delle funzionalità generali dell’organismo, e della capacità di concentrazione, acquisendo la consapevolezza di una maggiore padronanza della propria capacità motoria ed intellettuale.  
Antonio Peis