La cultura
occidentale si avvicina al nostro corpo immersa nella sua visione dualistica
dell’uomo che, partendo dalla distinzione tra psiche e soma, crea sin dall’inizio una separazione che è difficile colmare
successivamente.
Mentre
l’anatomista, l’anatomopatologo e l’istologo prima, il biochimico, il
radiologo, il genetista poi approfondiscono lo studio della struttura del
corpo, lo psicanalista interpreta i movimenti della psiche. In Occidente si è lungamente
tentato di riunificare mente e corpo, ma nessuna medicina psicosomatica è stata
in grado di riannodare le fila di due tessuti nati su trame così differenti,
ricollegando ciò che era stato pensato diviso al suo esordio. Anche lo studio
del movimento soffre di questa distanza tra la dimensione materiale e
spirituale dell’essere umano ed è
difficile immaginarlo come un fenomeno integrato, nonostante esso rappresenti
forse una delle migliori realizzazioni ed esemplificazioni dell’unità che ci
caratterizza.
In
contrapposizione a questa visione dualistica, in Oriente l’uomo è stato invece
da sempre osservato con uno sguardo olistico ed immaginato come una
condensazione di energia Qi che, mentre da una parte, nei suoi
aspetti più densi, dà origine allo yin e dunque anche alle strutture materiali
del nostro organismo, dall’altra, nei suoi aspetti più eterei, origina lo yang
e di conseguenza organizza lo psichismo.
Non esiste uno
psichismo che non si ancori su una struttura materiale e tale struttura si configura
coerentemente con il mentale che la organizza, la muove ed in qualche maniera
la dirige: in ultima analisi si tratta di due manifestazioni differenti dello
stesso fenomeno.
Il pensiero di un
movimento del corpo ed il suo contenuto emotivo, la sua realizzazione
attraverso l’articolarsi di segmenti ossei mossi dal fenomeno della contrazione
muscolare che si esercita attraverso la resistenza tendinea, il suo progetto
contenuto nell’elaborazione di un messaggio nervoso che è elettrico prima,
ionico poi ed infine molecolare e fondato su neurotrasmettitori, sono in Cina
tutti elementi differenti di un “unico” fenomeno che non può essere pensato se
non in maniera olistica. L’allontanamento da questa unità è anzi il primo segno
della malattia, il manifestarsi di una discontinuità è il primo segnale
d’allarme di una disritmia che fa “steccare” il suono di una parte del corpo
che non è più in grado di accordarsi con l’armonia del tutto.
In Cina
l’esercizio di ginnastica si pone in primo luogo un fondamentale obiettivo:
riprodurre e riformulare dei modelli che, mentre da una parte permettono al
corpo di riacquistare la sua istintiva reattività e di ricomporsi in una unità,
dall’altra ne attivano singolarmente ma contestualmente le singole componenti
energetiche e psichiche, materiali e meccaniche.
La “corporeità” è
espressione yin del “mentale” yang e l’armonia del movimento del corpo
rappresenta la manifestazione di un corretto equilibrio psichico.
Un
aspetto fondamentale della cultura del movimento orientale è che l’estetica del
bello equivale all’omeostasi dello stato di salute e che l’acquisizione della salute stessa
ed il suo mantenimento corrispondono alla valorizzazione della nostra istintiva
tensione al bello. L’esecuzione di una forma di Tai Ji Quan è corretta quando è efficace ed è efficace se
appare bella, essendo la bellezza della forma espressione della perfetta
armonia del movimento: il gesto diviene l’esteriorizzazione di buon equilibrio
yin-yang.
Lo sport
occidentale nasce accompagnato dalla categoria dell’agonismo. Il confronto con
un “nemico” da battere sembra la ragione sine qua non della pratica sportiva.
La ricerca medica in questo campo ci consente di affermare che il 93% degli
atleti di alto livello osservati in specializzazioni sportive eterogenee soffre
della mancanza di ottimizzazione degli input sensoriali, pur conservando
prestazioni atletiche d’eccellenza. Per questo è frequente che chi svolge
un’attività sportiva a livello
agonistico vada incontro a diverse patologie croniche: tendiniti,
strappi muscolari e nei casi più gravi fratture da affaticamento.
Anche in questo
campo le ginnastiche cinesi mostrano un volto differente. Se è vero che in una
minima parte alcune di esse possono rientrare tra le arti da combattimento (ad
esempio alcuni aspetti del Kung
Fu, Wu Shu) e dunque si
accompagnano a gare e quindi ad uno spirito agonistico, altre, come in
particolare Qi
Gong ed il Tai Ji Quan, non solo non sono nate in ambito
agonistico ma non si sono mai accostate, nella loro lunga evoluzione, all’idea
del confronto con l’avversario come lo concepiamo in occidente. Meglio ancora
potremmo dire che combattono con un unico avversario: l’essere umano stesso ed
i suoi disequilibri energetici. L’agonismo di un esercizio di Qi Gong consiste nel superare le proprie
debolezze, armonizzare le disarmonie individuali e sintonizzare la coerenza
delle manifestazioni mentali e corporee nell’unità del corpo stesso: in due
parole mantenere la salute ed il benessere.
Cenni Storici
Le
ginnastiche mediche sono praticate in Cina da migliaia di anni. Partendo da
alcune danze rituali si svilupparono metodi di movimento e respirazione.
Le antiche
popolazioni cinesi presero coscienza del fatto che alcuni particolari
movimenti, la regolazione del respiro e l’uso di alcune vocalizzazioni erano in
grado di regolare determinate funzioni del corpo: per esempio il raggomitolarsi
del corpo era usato per contrastare il freddo, estendere gli arti, al
contrario, per dissipare il calore.
Si possono
grossolanamente distinguere tre tipi di ginnastiche: il Qi Gong, il Wu Shu e il
Tai Ji Quan. Tuttavia il Qi Gong può essere considerato il fondamento delle
altre.
In tutte
queste discipline si identificano tre componenti principali: il controllo del
movimento, dell’attenzione e della respirazione. Queste discipline si
differenziano tra loro per una maggior incidenza di un elemento rispetto agli
altri.
Le
prime iscrizioni relative alle Ginnastiche Mediche Cinesi risalgono alla
dinastia Zhou (XI secolo a.C.-771 a.C.)
Nel
“Classico di Medicina dell’Imperatore Giallo (Huangdi Neijing), il più antico
trattato di medicina cinese esistente, è contenuta la descrizione dettagliata
di queste metodiche applicate in campo medico. Sono classificate tecniche di
terapia “né interne né esterne”.
Tecniche ed esercizi
E' importante
fare una precisazione: tutte le sequenze che vengono proposte hanno una
fondamentale caratteristica, quella di poter essere praticate con contenuto
consumo energetico. Ciò le rende particolarmente adatte anche ai pazienti della
terza età che presentano problemi cardiocircolatori o respiratori che, anzi,
proprio dall’uso quotidiano di queste ginnastiche possono essere alleviati e
prevenuti invece che aggravati. Esse hanno manifestato effetti molteplici sia
nella prevenzione che nella terapia di numerose patologie geriatriche:
reumoartropatie, disturbi neurologici, nevrosi ansioso-depressive e disturbi
del sonno, ipertensione arteriosa, patologie respiratorie e cardiache
soprattutto di natura cronica, immunodepressione, ipertrofia prostratica e
prostatismo, patologie dismetaboliche solo per citare le principali.
Gli esercizi di
automassaggio hanno la finalità di aprire quelli che in Cina si definiscono
"gli orifizi dell’estremità cefalica" (occhi, naso, bocca, orecchio)
oltreché alcuni importanti punti di agopuntura. Questa prima sequenza, oltre ad
attivare e promuovere le funzioni specifiche dei vari organi di senso, crea una
stimolazione generale del sistema neurovegetativo e favorisce il bilanciamento
organico attraverso le connessioni funzionali che la medicina cinese individua
tra organi sensoriali e corrispettivi organi toraco-addominali ed orbite
funzionali ad essi correlate. La medicina cinese ad esempio sostiene che
l'orecchio è in relazione con il rene, la sua stimolazione ottenuta attraverso
specifiche manovre attiva dunque non solo le funzioni del rene, ma anche quelle
dell'orbita funzionale a quest'organo collegata che comprende il sistema
scheletrico, il sistema endocrino ed alcuni aspetti del sistema immunitario.
Gli esercizi di
automassaggio hanno inoltre lo scopo di promuovere la produzione dell’energia Qi e di stimolarne la circolazione nei
canali o meridiani principali. Attraverso la stimolazione manuale di importanti
punti di agopuntura distribuiti soprattutto sul tronco si vogliono ottenere
molteplici scopi: attivare e regolare le funzioni metaboliche generali e locali
dei diversi organi, distretti e tessuti ad essi correlati e dunque in generale
stimolare e regolare le funzioni psiconeuroimmunoendocrine. Con il massaggio
dei canali e meridiani si desidera inoltre favorire la circolazione energetica,
ematica e linfatica del tronco e degli arti ed armonizzare il mentale
attraverso gli esercizi di visualizzazione dei percorsi che agiscono mediante
meccanismi di biofeedback.
In particolare in
questa serie di esercizi ci si avvale dei cosiddetti punti di assentimento o Bei Shu. Si tratta di punti localizzati in
regione paravertebrale che contraggono rapporti specifici con le terminazioni
nervose delle formazioni radicolari corrispondenti ed in questa maniera sono in
grado di influenzare le funzioni dei rispettivi organi addomino-toracici: ad
esempio la stimolazione dei punti corrispondenti agli spazi interspinosi D3-D5
agisce per via riflessa su polmone e cuore, quella dei punti in relazione agli
spazi D8-D9 su fegato e vescicola biliare e quella dello spazio L2 sul rene.
Gli “esercizi dei Tendini e dei
Midolli”: Yi
Jin Jing. Hanno la caratteristica di “favorire la
circolazione dell’energia nei meridiani principali e secondari” attivando le
funzioni dei muscoli, dei tendini e delle articolazioni di tutto il corpo e di
“nutrire i midolli”. Vale la pena di ricordare che quando si usa in Cina il
termine “midollo” con esso si intende il “contenuto delle ossa” in senso lato.
Tale contenuto comprende varie strutture che la medicina occidentale classifica
in maniera diversa si tratta sia del “midollo osseo” effettivamente contenuto
all’interno delle ossa, sia del
“cervello” che del “midollo spinale” i
quali in realtà non si trovano
all’interno delle ossa ma alloggiano in una sorta di “scatola ossea” costituita
per il cervello dal cranio e per il midollo spinale dal canale vertebrale che
percorre la spina dorsale.
Gli esercizi dei
Tendini e dei Midolli si propongono dunque diversi obiettivi:
- attraverso la mobilizzazione delle
articolazioni, delle rispettive capsule articolari, lo stretching di tendini e
muscoli, la contrazione degli stessi muscoli e la stimolazione delle ossa
favoriscono la circolazione del sangue e dei liquidi, irrobustiscono tutte le
strutture dell’apparato locomotore e ne favoriscono il trofismo e l’elasticità;
- attraverso la stimolazione dei “midolli”
agiscono tramite il midollo osseo sull'emopoiesi e sul sistema immunitario e
tramite il cervello, l’ipotalamo, l’ipofisi ed il midollo spinale sul sistema
psiconeuroimmunoendocrino;
- attraverso la visualizzazione mentale dei
percorsi e dei movimenti calmano e stabilizzano il mentale con un meccanismo di
biofeedback.
Questi esercizi,
essendo eseguiti lentamente e ritmicamente con l'associazione del controllo dei
ritmi respiratori, hanno le indubbie ed estremamente positive conseguenze di
potenziare la capacità di concentrazione mentale, di rafforzare la muscolatura
scheletrica, di migliorare la funzionalità articolare e di promuovere la
circolazione sanguigna e linfatica; hanno, in pratica, un’importante funzione
terapeutica generale. Si
tratta dunque di esercizi semplici che agiscono a più livelli e nel complesso
favoriscono il riequilibrio locale e generale.
Un altro aspetto
estremamente interessante delle serie di esercizi riguarda la ginnastica
respiratoria a cui vengono costantemente associati. Nella fase di apprendimento
si utilizza la respirazione naturale, mentre nelle fasi successive si utilizza
la respirazione addominale o quella controaddominale. Nella prima
l'inspirazione è esercitata attraverso una esaltazione del movimento
diaframmatico che nella forma controaddominale si associa a contrazione
consensuale dei muscoli addominali e perineali. Questo tipo di respirazione
provoca un aumento dell’escursione diaframmatica che determina un massaggio
endoaddominale riflesso il quale a sua volta favorisce i movimenti intestinali,
la digestione e la circolazione di ritorno del sangue nel cuore e nel polmone.
Praticamente molti di questi effetti sono correlati ad un complesso meccanismo
che mentre da una parte determina un aumento della pressione endoaddominale
dall'altra provoca una riduzione consensuale della pressione endotoracica
correlata alla maggiore escursione diaframmatica. Ciò determina vari effetti
secondari:
1. l’aumento
della differenza pressoria toraco-addominale favorisce il ritorno venoso al
cuore destro, richiamando il sangue nella vena cava inferiore: di conseguenza
migliorano le condizioni del circolo di ritorno endoaddominale e dei distretti
limitrofi della regione sottodiaframmatica compresi i plessi peridurale ed
emorroidario;
2. l’aumento
della pressione endoaddominale esercita un effetto di “spremitura” meccanica di
tutti gli organi interni come fegato, milza, pancreas, utero, prostata
favorendone il drenaggio;
3. l’aumento
dell’escursione diaframmatica determina un consensuale aumento della
respirazione della base del polmone che migliora l’ossigenazione e la cessione
alveolare di CO2 riducendo lo shunt artero-venoso in distretti
polmonari normalmente perfusi
dal sangue ma scarsamente ventilati.
Gli
utenti possono verificare un miglioramento delle funzionalità generali
dell’organismo, e della capacità di concentrazione, acquisendo la consapevolezza
di una maggiore padronanza della propria capacità motoria ed
intellettuale.
Antonio Peis
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